Traccio impronte serali nella città in cui nacqui.
L'aria profuma di precongestione dicembrina.
Nelle mani stretti stanno i primi buoni pensieri, racchiusi in bustoni di marca.
Un manipolo di ragazzini mi incede incontro.
Uno di loro, prodotto di nove primavere (o forse meno), serra al petto un caldo cappotto.
Il cappotto prende a divincolarsi, e finalmente si libera dalla morsa.
Cade a terra, strisciando verso nuovi orizzonti.
Il bambino bestemmia, accecato d'ira.
A Natale, sotto il suo abete domestico, germoglieranno i doni da lui agognati, farciti da sorrisi di adulti e da pandori.
(28/11/2010)
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