venerdì 6 maggio 2005

Il cubo e la pallina


Al centro di un tavolo se ne stava in bella vista un grosso cubo.
Il cubo era da sempre molto orgoglioso e pieno di sè, ed era solito vantarsi della solidità delle sue membra e dei suoi spigoli levigati.
D’un tratto gli si avvicinò rotolando una pallina, la quale, presa dalla foga della sua corsa, non si accorse della presenza del cubo sulla sua traiettoria e finì per urtarlo.
Il cubo la rimproverò immediatamente in maniera stizzita: “Dico, ma sei scema? Fai un po’ di attenzione!”
La pallina, un po’ stordita, gli rispose garbatamente: “Oh, scusami, non t’avevo visto!”
“Come fai a non avermi visto? Ci sono solo io sul tavolo!”
“Hai ragione, ma sai…mentre rotolo non è che mi renda molto conto di quello che ho intorno!”
Il cubo aveva un atteggiamento decisamente contrariato. Si sentiva in qualche modo preso in giro da quella minuscola palletta.
Con voce scomposta poi le si rivolse nuovamente: “Si può sapere dov’è che stavi correndo a quel modo?”
La pallina rispose con entusiasmo: “Vedi…sono curiosa di vedere cosa c’è oltre il bordo del tavolo! Tu per caso lo sai?”
“No, e non vedo perché dovrei interessarmi di una cosa del genere…”
“Dici sul serio? Vuoi dire che non ti sei mai mosso da qui?”
Il cubo cominciava a stufarsi dell’impertinente pallina, e pian piano raggelava il tono della voce: “No, non mi sono mai mosso…Non mi è mai interessato farlo, e anche volendo non potrei…”
La pallina ebbe un attimo d’incertezza nel preparare la seguente domanda, poi disse: “E’ vero…tu non ti puoi muovere…ma è strano che tu non abbia mai avuto voglia di farlo…Non sei un po’ curioso di sapere cosa ci può essere oltre il tavolo?”
Il cubo era sul punto di perdere definitivamente la pazienza: “Il bordo del tavolo? Cosa me ne importa del bordo del tavolo? Io sto bene qui, non ho alcun problema e sono fiero di rimanerci. Perché dovrei farmi domande su qualcosa di cui non ho bisogno?”
Stavolta la pallina non rispose. Non riusciva a capire il modo di pensare del suo volumetrico interlocutore.
Dopo alcuni secondi di silenzio il cubo riprese: “Che bisogno hai di sapere cosa c’è oltre il tavolo?”
La pallina si sentiva un po’ in imbarazzo, ma poi rispose con convinzione: “Guarda, tu sarai anche contento della tua posizione, però io penso che a volte c’è bisogno di oltrepassare le nostre convinzioni! Di andare incontro a ciò che non conosciamo! Anche se solo per…curiosità!”
A quel punto il cubo fu certo della pazzìa della pallina, e concluse: “Certo…così magari oltre il bordo trovi qualcosa di spiacevole…e una volta superato, mia cara palletta, non vedo proprio come tu possa risalire…ROTOLANDO forse?”
La pallina rispose con manifesta allegria: “Ma chissenefrega! Io rotolo comunque, dove e quando voglio! Ora vado…Ciao cubo!”
Lo salutò e riprese finalmente la sua corsa.
Tracciando un traiettoria sbilenca e del tutto irregolare, la pallina arrivò nei pressi del bordo del tavolo. Il cubo la osservava da lontano, e fu soddisfatto nel vedere che aveva cominciato a rallentare.
La pallina infatti si fermò in bilico sull’orlo, come sorpresa da un attimo di indecisione. Poi, d’improvviso, si mosse leggermente e scomparve, scivolando oltre il limite della superficie.
Il cubo era incredulo. Non riusciva a comprendere come si potesse prendere decisioni del genere.
Passarono alcuni minuti, e il cubo rimaneva in silenzio.
Era un po’ su di giri, pensava ancora alla pallina.
Si scosse leggermente, come a scacciare quei pensieri.
Ritrovò poi l’equilibrio, e con esso la fermezza della sua immagine.
Era lì al centro del tavolo.
Robusto, fiero dei suoi spigoli, immobile, e solo.


“Chissà…
Chissà cosa c’è oltre il bordo…” si domandò.

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