“Guarda.
Si riparano tutti dove possono, come tanti insetti.
A quanto pare hanno dimenticato di portarsi l’ombrello.
Questa stanza è diventata grigia tutto d’un tratto.
Illuminata solo per un istante da un lampo.
Troppo poco.
L’unica cosa che riesco a fare adesso è starmene affacciato
qui, a vedere le formiche.
Mi piace il rumore della pioggia che batte sulla finestra.
Le gocce che cadono sul vetro, e scivolano giù…
Ognuna di esse, durante la discesa, traccia un tragitto del
tutto imprevedibile.
Alcune sembrano persino gareggiare tra di loro, si superano a
vicenda per poter arrivare prima al traguardo.
Altre invece si incontrano a metà strada. E decidono di
unirsi.
Alla fine arriveranno insieme. Saranno una cosa sola.
Io e te siamo come due gocce d’acqua.
Scivoliamo sulla nostra finestra.
E’ incredibile come il nostro percorso sia segnato da
momenti così diversi tra di loro. Momenti felici e sereni, ma anche momenti di
smarrimento, di solitudine, di tristezza.
Camminiamo attraverso stati d’animo sempre nuovi, tappe del
nostro percorso dalla natura mutevole.
Ci spostiamo da una casella ad
un’altra, come pedine su una scacchiera.
Dal bianco al nero. Dal nero al bianco.
Proseguiamo il nostro cammino muovendoci sempre in avanti,
spesso senza neanche rivolgere lo sguardo alle spalle.
Se abbiamo paura…Ancora avanti.
Vedi, ciò che ho di fronte a me in questo momento…
...io non riesco a capirlo.
Vorrei che ci fosse lei.
Ogni volta che la guardo il respiro mi viene a mancare.
Tutto all’improvviso perde importanza.
Io…lei.
Il resto sfuma e svanisce.
Bianco.
Soltanto in quei momenti riesco davvero a rendermi conto
dell’esistenza del tempo, perché comincia a scorrere troppo velocemente.
Sfuggente.
Sfuggente.
Così a volte è questione di attimi. Un attimo, e la luce si
spegne.
E quando sei al buio, avere gli occhi aperti o chiusi fa
poca differenza.
A quel punto temi di rimanere senza via d’uscita, perché credi di aver perso di vista quello
per cui stai lottando.
Quel qualcosa che ti dà la forza di riprendere a camminare.
Quella luce che ognuno di noi è destinato ad inseguire e
bramare.
Rimani in apnea ancora una volta. E la partita è finita.
Nero.
Accade troppo spesso, vero?
Crediamo di esserci persi, e abbiamo paura.
Crediamo di esserci persi, e abbiamo paura.
E’ questo che leggo ogni volta nei tuoi occhi.
Tu credi di esserti perso?
Tu credi di esserti perso?
In molti dicono che questo mondo sia una merda, ma continuano
a calpestarlo perché pensano che farlo gli porterà fortuna.
Non è così, te l’assicuro.
La verità è che non siamo in grado di guardare dentro noi
stessi, perché abbiamo paura di non riuscire a comprendere quello che vi
troveremo.
Beh, vedi, io credo che l’unica cosa che i nostri occhi non
siano capaci di vedere
è il volto di cui fanno parte.
è il volto di cui fanno parte.
Possono vederne solo un’immagine riflessa, o un ricordo
passato conservato in una foto.
Ma ora prova ad aprirli, ad alzare lo sguardo, a respirare
quello che hai intorno.
Prova.
Prova.
Vale la pena di vivere per le nuvole.
Vale la pena di vivere per camminare sotto la pioggia.
Vale la pena di vivere per gli occhi dei bambini.
Vale la pena di vivere per i sogni.
Vale la pena di vivere per i ricordi.
Per ogni singolo, inutile istante.
Per ogni singolo, inutile istante.
Sei nato.
Tu sei odio.
Sei amore.
Sei gioia e dolore.
Tu sei tu.
Tu e basta.
E per questo vale la pena di vivere.
Ti prego, prova a guardarmi negli occhi mentre ti parlo.
Vorrei soltanto riuscire a farti capire cosa significhi
essere felice.”
Non
disse nulla.
Poi
finalmente alzò la testa e mi fissò. Sorrideva.
Mi
sembrò felice, ma il suo sguardo voleva imbrogliarmi.
Quegli
occhi mentivano, credendo di aver trovato quello che io ancora oggi sto
cercando.
Il
mio respiro cominciò ad inseguire i battiti del cuore.
E
in quel momento non riuscii a vincere l’istinto.
Nel
silenzio, chiusi gli occhi.
Buio.
Lo
colpii, con un pugno diretto al volto.
Gli
scagliai contro tutto me stesso.
Poi
caddi in ginocchio, privo di forze.
Non
provai alcun tipo di dolore.
Denti
stretti.
E
di nuovo luce.
Guardai
il dorso della mia mano segnato da enormi e profondi tagli.
In
un attimo avevo ricoperto il tappeto di sangue, lacrime e frammenti di vetro.
Per
mia fortuna non sono mai stato superstizioso.
0 commenti:
Posta un commento